«برسكوتو برتمبه موتو» • Malaysia

 « برسكوتو برتمبه موتو» (Bersekutu Bertambah Mutu) • «L’unità è forza»


La Malaysia è una Monarchia parlamentare elettiva, tipologia di governo oggi ristretto a soltanto pochissime nazioni al mondo.[1]

Si compone geograficamente di: una parte peninsulare in cui si trovano 11 Stati Federali (Perlis, Kedah, Pinang, Perak, Kelantan, Terengganu, Pahang, Selangor, Negeri Sembilan, Melaka e Johor) e 2 Territori Federali (Kuala Lumpur e Putrajaya); una parte insulare, costituita dalla parte più settentrionale dell’isola del Borneo, in cui sono collocati i restanti 2 Stati Federali (Sarawak e Sabah) ed il terzo Territorio Federale (Labuan).

La superficie di circa 330.000 km2 (paragonabile a quella della Germania unita) è occupata da poco più di 32 milioni di abitanti (con una densità di popolazione simile a quella della Spagna); oltre il 70% dei residenti si trova nei territori occidentali.

La porzione continentale del Paese, assieme alla grande isola indonesiana di Sumatra, fa da spartiacque tra il bacino dell’Oceano Indiano ad Occidente e quello del Mar Cinese Meridionale ad Oriente; la sua conformazione allungata – assecondata da una serie di rilievi centrali lungo la direttrice che si estende dal Nord-Ovest al Sud-Est – influenza anche il clima locale, il quale risente (anche se non troppo marcatamente) dei monsoni in maniera differenziata: tutte le precipitazioni si verificano di solito nella parte conclusiva delle giornate, ma le coste affacciate sullo Stretto di Malacca sono battute da temporali energici e persistenti nei mesi di luglio ed agosto, mentre i litorali del versante orientale (Borneo incluso) vedono rovesci anche violenti tra novembre e febbraio.

In generale, le condizioni sono quelle tipiche della fascia equatoriale, con temperature elevate stabili (in media, minima a 24,5° e massima a 31,5°) e precipitazioni abbondanti (mai meno di 2.000 mm) ovunque durante tutto l’anno; l’umidità relativa molto elevata scende raramente al di sotto dell’80%, con escursioni tra un minimo di 65% ed un massimo di 95% (la presenza della fitta vegetazione rende Sarawak e Sabah sempre maggiormente esposti a picchi, rispetto alle zone peninsulari) – la concomitanza dei fattori sopra elencati porta il corpo umano ad avvertire talvolta il calore in modo accresciuto, con temperature percepite ben oltre i 40° e fino addirittura a 50°.


Esistono antichissime testimonianze, risalenti addirittura al II secolo, dell’esistenza di regni locali lungo la penisola malese, da sempre sulle rotte mercantili terresti e navali tra l’Oceano Pacifico ed i Golfi del Bengala e del Siam; già prima, comunque, trafficanti indiani e cinesi si erano insediati nelle città costiere, portando una profonda influenza culturale e religiosa di cui si sentono tutt’oggi le eco.

Dopo alterne vicende sotto diversi imperi autoctoni ed allogeni che occuparono la regione, fu inizialmente il porto di Malacca ad acquistare maggiore importanza, e da quell’accesso entrò e prese piede anche l’Islam. A partire dal XV secolo, e proprio dal territorio di Malacca, cominciarono le lotte per il dominio della Malaysia, il cui potenziale economico e commerciale attirò i portoghesi (1511), gli olandesi (1641) ed infine l’Impero Britannico (1824).

Anche sul fronte del Borneo l’egemonia olandese cedette il passo a quella inglese: il Sarawak venne ceduto dal Sultano del Brunei nel 1842, quindi fu la volta dell’isola di Labuan (1846); le colonie furono affidate al Governatore Sir James Brooke, noto in Italia per le vicende narrate da Emilio Salgàri nel suo ciclo di romanzi indo-malesi che hanno come protagonista il personaggio immaginario Sandokan, “la Tigre di Mompracem”, pirata e gentiluomo.

Il Sabah (1878) prima e l’intera area – incluso il Sultanato del Brunei – poi (1888) divennero protettorati britannici.

La Seconda Guerra Mondiale vide l’occupazione giapponese, dopo la quale le istanze autonomiste crebbero, sfociando nella costituzione della Federazione della Malaysia (1948), che ripristinò la libertà dei reggenti malesi sugli Stati locali sotto la tutela dell’Impero Britannico; l’insofferenza per il dominio inglese portò tuttavia a molti scontri interni, finché finalmente il 31 agosto 1957 la Malaysia peninsulare non ottenne di divenire membro del Commonwealth delle Nazioni come nazione indipendente; il 16 settembre 1963 vennero da ultimo uniti anche gli Stati del Borneo, e l’assetto attuale fu completato nel 1965 con l’epurazione di Singapore.

Negli ultimi decenni l’economia interna si è trasformata da primariamente agricola a prevalentemente produttiva ed industriale, con un periodo di rapida crescita ed urbanizzazione.

 

Paese giovane per età media degli abitanti e con un incremento della popolazione dell’1,54% all’anno, il Regno della Malaysia distingue al suo interno tra due tipi di cittadini.

I cittadini che godono dei pieni diritti politici e civili, definiti dalla Costituzione Bumiputera (o Bumiputra – “figli della terra/del suolo”), sono individuati in:

  • malesi musulmani (oltre il 50% dei residenti)
  • Orang Asli, cioè “Gente Originaria”, ad indicare gli indigeni ed aborigeni (circa il 12%)
  • gruppi nativi del Sarawak e del Sabah (attorno al 10%)

Sono invece non-Bumiputera i consistenti gruppi etnici locali dei cinesi-malesi (impegnati per lo più nel mondo degli affari) e indiani-malesi (di origine tamil), che costituiscono rispettivamente pressappoco il 22,5% ed il 7% dei cittadini.

 

La costituzione garantisce la libertà di religione e fa della Malaysia uno Stato ufficialmente laico, ma stabilisce l’Islam come “religione della Federazione”; ciononostante, le norme della Shari’ah sono applicate soltanto ai fedeli musulmani in questioni come matrimonio, eredità, divorzio, apostasia e conversione religiosa; in generale, i reati civili e penali non sono sotto la giurisdizione dei tribunali religiosi

L’etnia e le credenze religiose sono fortemente correlate tra loro: i malesi praticano l’Islam (63,5%), in prevalenza sunnita; i cinesi professano Buddhismo (19%), Confucianesimo (1%), Taoismo e diverse altre fedi tradizionali; gli indiani sono di culto induista (6%); il Cristianesimo è invece piuttosto trasversale, e conta aderenti per il 9% della popolazione.

 

La lingua ufficiale è il Bahasa Malaysia, anche denominata Bahasa Melayu, che è una forma standardizzata del malese; il National Language Act 1967 specifica per la lingua nazionale la scrittura latina (Rumi), ma non vieta l’uso della tradizionale scrittura in caratteri arabi (Jawi).

L’inglese – che per lungo tempo è stata usata nell’amministrazione – è la seconda lingua del Paese, consentita anche per alcuni scopi pubblici, in particolare nel Sarawak.

Esistono commistioni che hanno dato luogo a linguaggi creoli con forme non regolari di malese e di inglese (ad esempio, il “manglish”), il cui utilizzo viene scoraggiato dal governo centrale.

Molti altri idiomi vengono parlati dalle minoranze, a cominciare da vari tipi di cinese (mandarino, cantonese, hokkien), il tamil, e in tutto 137 dialetti tribali, la maggior parte dei quali nel Borneo.

 

Lo stemma della Malaysia discende direttamente da quello degli Stati Federati Malesi sotto il dominio coloniale britannico, e si propone di rappresentare le sue regioni unificate sotto la Monarchia.

Su ciascuno dei due lati troviamo una tigre rampante che sostiene lo scudo centrale; l’animale è un simbolo tradizionale malese per forza e coraggio.

Nella parte superiore, in oro su campo bianco, ci sono una mezzaluna crescente ed una stella a 14 punte; la prima è tipicamente associata all’Islam, mentre la seconda – che originariamente corrispondeva ai 14 Stati Federati – ha continuato ad essere utilizzata anche dopo l’espulsione di Singapore (1965) con un leggero slittamento di significato: un vertice per ciascuno degli Stati Federali, a cui se ne aggiunge un altro per raggruppare tutti e tre i Territori Federali.

Alla base, sotto le zampe posteriori delle tigri, corre uno stendardo oro con lettere nere che riporta il motto della nazione in caratteri latini (Bersekutu Bertambah Mutu) ed arabi (برسكوتو برتمبه موتو): «L’unità è forza».

 

All’interno dello scudo, scendendo dall’alto in basso, si trova una prima sezione a sfondo rosso che occupa tutta la larghezza, su cui sono allineati cinque kriss/keris (tipico coltello-pugnale locale) dorati, uno per ognuno dei cinque Stati già non Federati, ultimi ad essere inclusi sotto l’egida del Regno: Johor, Terengganu, Kelantan, Kedah e Perlis.

Una seconda porzione, accentrata, contiene quattro barre verticali di colore rispettivamente (da sinistra) rosso, nero, bianco e giallo; le permutazioni di tali tinte generano le bandiere dei primi quattro Stati malesi: Negeri Sembilan (giallo, con rosso e nero), Pahang (bianco e nero), Perak (bianco, giallo e nero) e Selangor (rosso e giallo).

Le costole dello scudo sono occupate a sinistra da una palma di areca/betel che sovrasta un ponte sospeso sulle acque (gli stessi elementi presenti nell’emblema del Penang), a destra da un Phyllanthus emblica, albero tipico di Malacca.

Nella punta inferiore compaiono lo stemma di Sabah (a sinistra) e quello di Sarawak (a destra); al centro campeggia il bunga rayal’ibisco, fiore nazionale – che ha sostituito il campo precedentemente occupato da Singapore.

 

 

La bandiera nazionale della Malaysia, conosciuta come Jalur Gemilang (“Strisce di gloria”), sventolò per la prima volta il 16 settembre 1963, alla riunificazione di tutti i territori del Paese.

Curiosamente ispirato a quello statunitense, il vessillo è composta da un campo di 14 strisce bianche e rosse alternate di equivalente altezza ed un riquadro blu (posto nell’angolo superiore sinistro) con figure giallo-oro: una mezzaluna ed una stella a 14 punte, conosciuta come Bintang Persekutuan (“Stella federale”).

Nel loro insieme, il rosso, il blu ed il bianco testimoniano l’appartenenza al Commonwealth; singolarmente, il blu raffigura il legame del popolo malese ed il giallo-oro è il colore reale dei sovrani malesi.

La mezzaluna allude sempre all’Islam come religione di Stato; sia le strisce che le punte si riferiscono invece ai 13 Stati Federali (a cui si aggiunge un solo elemento in luogo di tuti e tre i Territori Federali), ma mentre le bande identiche pongono l’accento sull’uguaglianza, l’appartenenza ad un’unica stella enfatizza piuttosto i concetti di cooperazione ed unità.

 

In poco più di cinquant’anni dalla sua piena indipendenza, la Malaysia ha compiuto progressi straordinarî, con tassi medî di crescita del 5%, divenendo uno dei paesi asiatici più ricchi ed in assoluto tra i più sviluppati al mondo (attorno al 30° posto per PIL).

Alla naturale abbondanza di materie prime (tra cui petrolio, stagno, gomma ed olio di palma) si è affiancata un’intraprendenza imprenditoriale che ha reso il Paese un colosso nel campo della produzione dei componenti elettronici e nell’industria automobilistica (22° posizione nella classifica internazionale del 2021).

Complessivamente, il 70% dei capitali è in mano a quel quarto circa di popolazione di origine cinese, ed anche se il tasso ufficiale di disoccupazione generale è basso, è chiaro che il benessere economico e finanziario è distribuito in maniera disomogenea, con molti agricoltori ancorati ad un’attività appena sufficiente per il proprio sostentamento.

Ai settori trainanti della manifattura e delle materie prime si è aggiunto negli ultimi decenni come terzo il turismo, che contribuisce ormai all'economia della nazione per circa il 16%; secondo i dati pre-pandemia diffusi dall’UNWTO (United Nations World Tourism Organization, l’Organizzazione Mondiale del Turismo), con oltre 26 milioni di presenze ed entrate per circa 20 miliardi di dollari, nell’anno 2019 la Malaysia è stata la quarta destinazione più frequentata dellAsia (alle spalle di Cina, Thailandia e Giappone) e la quattordicesima maggiormente visitata a livello globale (subito dopo la Grecia).


Per la sua estesa biodiversità e l’elevato livello di endemismo, la Malaysia è considerata “megadiversa” (assieme ad altre sedici nazioni, tra cui l’Indonesia): si stima che vi si possano reperire il 20% delle specie animali del globo, con 210 varietà di mammiferi, 620 di uccelli (solo nella penisola), 250 di rettili, almeno 150 di anfibî e migliaia di insetti. Sempre sul versante faunistico, la varietà marina è altrettanto incredibile, con circa 1.200 specie ittiche e 600 di coralli.

Un censimento risalente al 2007 aveva trovato due terzi della superficie coperti da foreste, alcune delle quali risalenti forse a 130 milioni di anni fa; la flora contava pressappoco 2.000 diversi tipi di alberi, 14.500 di piante da fiore, 25.000 di appartenenti alla divisione delle tracheofite e 4.000 funghi. Oggi si combatte per preservare tale ricchezza ambientale dagli effetti del disboscamento, della caccia indiscriminata, della pesca illegale, del traffico di animali selvatici e del turismo di massa; allo scopo sono stati istituiti 28 parchi nazionali (5 nella parte occidentale e 23 in quella orientale), con limitazioni a tutte le pratiche nocive per l'ecosistema.




Un viaggio in Malaysia ti porta a contatto con la sua storia secolare e nel cuore pulsante della natura – in assoluto, un’esperienza da non perdere!



Finuccia & Pietro

 

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[1] Gli altri, con alcune differenziazioni sono: l’Arabia Saudita, la Cambogia, gli Emirati Arabi Uniti, le Isole Samoa, il Sovrano Ordine di Malta ed il Vaticano.

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